Mangiare di stagione, per di più con la pasta, è nel nostro DNA mediterraneo. Se oggi è una scelta consapevole, per secoli è stata una necessità. Pensiamo alle tante ricette quotidiane che, originariamente, raccontavano territori e stagioni: le orecchiette con la cima di rapa o la pasta alla norma al sud, i tortelli alla zucca o ripieni di ricotta, salvia ed erbette al nord. E che dire della “doppia vita” della pasta al pomodoro: d’estate condimento fresco di raccolto, e poi conservato dalle nonne nei barattoli di vetro per farci compagnia tutto l’anno.
La triade carboidrati-verdura-legumi ha una genealogia millenaria. Nel De Re Coquinaria, Apicio racconta i tanti prodotti dell’orto utilizzati nell’Antica Roma, e Orazio ha messo in versi il suo piatto preferito, “lagane e ceci”. E che dire dei “mangiafoglie” (poi mangiamaccheroni) napoletani e di quella quotidianità rurale raccontata da Ancel Keys, fatta di frutta, fresca di stagione o secca (fichi, noci, mandorle, nocciole) e su pane o pasta nelle immancabili minestre con lenticchie, ceci, cicerchie, fave. Su queste tavole i tanti carboidrati, forniti da pane e pasta in primis, costituivano il carburante di uno stile di vita ad alto dispendio energetico.
Mangiare di stagione è cultura, economia (perché acquistare una verdura nel momento di massima produzione ci costa di meno) e, soprattutto, benessere. La natura ci accompagna durante l’anno per offrirci esattamente quello che ci serve per nutrirci e stare bene. Raccolti al momento giusto – maturi, fioriti, sbocciati – frutta, verdura e ortaggi offrono per natura il meglio che possono dare. Per esempio, il betacarotene che troviamo di carote, spinaci o albicocche, o gli antociani di ciliegie, fragole, melanzane difendono dagli effetti nocivi dei radicali liberi e dai raggi solari. O la vitamina C di arance e limoni contro i malanni dell’inverno. Elemento non da poco: nella loro stagione oltre ad offrire il meglio delle loro proprietà nutrizionali, sono anche più saporiti.
Un’alimentazione varia, fantasiosa e colorata, come quella di stagione, fa anche bene alla mente. Uno studio giapponese pubblicato su Geriatrics and Gerontology International ha dimostrato che un’alimentazione monotona, come è spesso quella degli anziani, è correlata con il declino cognitivo. Mangiare di stagione significa infatti mangiare con curiosità: combinare diversi alimenti e colori, riscoprire prodotti e tagli dimenticati o provarne di nuovi. A tutto vantaggio, ad esempio, di chi soffre di allergie e intolleranze alimentari, che nell’alternanza dei cibi trova un elemento di riduzione del rischio per i propri problemi.
La pasta è il passepartout perfetto per (ri)scoprire questa varietà nel segno del gusto e apprendere a mangiare meglio. La Dichiarazione di consenso scientifico “Healthy Pasta Meal”, firmata da un comitato internazionale di medici e scienziati della nutrizione e presentata a EXPO2015, evidenzia, infatti, che salutari piatti di pasta sono un metodo gustoso per mangiare più verdure, legumi e altri alimenti della dieta mediterranea spesso trascurati, soprattutto nel caso dei bambini e degli adolescenti. Che, grazie alla pasta, possono avvicinarsi più facilmente a gusti difficili, come l’amaro che caratterizza, per esempio, verdure ferrose come carciofi, cime di rapa, cicoria, o la punta acida dei pomodori. Tutte caratteristiche più accentuate quando mangiamo questi alimenti “in purezza”, mentre, mediate dal gusto più dolce della pasta e da quella spolverata umami di formaggio… risultano più buone.
Fonte articolo: www.welovepasta.it/perche-mangiare-stagione-la-pasta-ci-stare-meglio